I sermoni di L. mostrano le modalità che egli strutturò per far sì che la carità di tutti convergesse nelle mani del vescovo per essere ridistribuita a nome della Chiesa. S. Mazzarino, Aspetti sociali del IV secolo, Roma 1951. Dopo aver occupato la Sardegna e parte della Libia gl'imperiali furono sconfitti nelle acque di Cartagine e si ritirarono. Nel sermone 23 di L., a cui il Tomus attinge per questo passo, l'espressione appartiene a un contesto in cui l'antinomia paolina "forma Dei - forma servi" (Filippesi 2, 5-7) è accostata a Giovanni 10, 30 e 14, 28. Nel Tomus viene anche incorporato il passo in cui, nel sermone 64, L., con procedimento ricorrente nella sua predicazione, ripropone la sintesi della dottrina enunciata utilizzando toni letterari ritmati di carattere poetico la cui risultante è quella di veri e propri inni cristologici. 13-16) su lastra marmorea (uno dei rari esempi in quest'epoca di prodotti lapidari organicamente esposti in un edificio di culto) collocata nella parte alta della controfacciata. P. Stockmeier, Leo I. der Grosse, in Das Papsttum, I, Von den Anfängen bis zu den Päpsten in Avignon, a cura di M. Greschat, Stuttgart 1984 (Gestalten der Kirchengeschichte, 11), pp. Arles era stata privilegiata da Costantino e inoltre, nel 417, aveva visto riconosciuta una certa sua supremazia nei riguardi di varie Chiese della Gallia, da parte di papa Zosimo. de Rossi-A. Il punto di riferimento della ripresa monofisita divenne Timoteo Eluro, presbitero di Alessandria fedele a Dioscoro, consacrato vescovo da esponenti monofisiti. Le basiliche paleocristiane di Roma (Sec. Sono l'espressione estrema della sua attività e dell'esercizio del suo ruolo per l'unità della Chiesa. - Imperatore romano d'Occidente (m. 461). L'imperatore Teodosio II aveva per lui un rispetto profondo, ma a corte il maggior appoggio Eutiche lo aveva da un personaggio che giocò ruoli determinanti: Crisafio, un eunuco, figlioccio del monaco, faceva da tramite e influiva sulla politica imperiale in materia religiosa. 157-158). Id., Identification et date de la collecte prescrite par les sermons VI à X du pape Léon le Grand, in Epektasis. Il tema del sacrificio e dell'effusione del sangue è posto in rapporto da una parte con la realtà dell'umanità del Redentore e dall'altra con l'essere "l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" (1 Timoteo 2, 5). 123-64. Ciascuna delle due nature [utraque forma] compie, restando in comunione con l'altra, ciò che le è proprio, e quindi il Verbo opera ciò che è del Verbo, mentre la carne esegue ciò che spetta alla carne. – 1. a. Carnivoro della famiglia felidi (lat. Halliwell, The Style of Pope St. Leo the Great, Washington 1939 (Patristic Studies, 59). Originario di Costantinopoli, combatté contro i Goti e gli Unni; divenuto imperatore per designazionė dell'imperatore d'Oriente, Leone, combatté senza successo i Vandali, quindi, venuto in lotta con Ricimero, ... Sevèro, Libio (lat. 82-4. […]. Anche il tema della qualità delle operazioni di Cristo dimostra come la dottrina cristologica leoniana sia prioritariamente impostata sulla riflessione soteriologica. Altri momenti dell'anno acquistano la tonalità di tempi forti per il soccorso ai poveri, sebbene questa pratica costituisse un dovere costante per i fedeli: si tratta dei tempi in cui viene solennemente proclamata la pratica del digiuno, che ha il suo senso più pieno in rapporto alla carità e all'elemosina, e questi sono principalmente il tempo di Quaresima e i giorni del digiuno delle quattro "tempora", pratica invalsa nel V secolo per scandire religiosamente il cambio delle stagioni e invocare condizioni atmosferiche propizie ai raccolti. Formatosi ai principî della scuola antiochena, fu eletto vescovo di Cirro in Siria (423) e prese parte alla controversia cristologica fra Nestorio, del quale fu amico personale, e Cirillo. Un'espressione in cui L. parla di Roma con l'attributo di "patria" (ep. Alla primazia della Gallia miravano sia la sede metropolitana di Arles, che quella di Vienne. Fu questa a inviare L. in Gallia per ottenere una riconciliazione tra i due avversari. - Imperatore romano d'Occidente dal 467 al 472. 17-55 e 193-212. Originali e registri del secolo IX. Nel contempo, ottenne dall'imperatore Valentiniano III un decreto in cui si stabiliva che il governatore della Gallia garantisse l'osservanza delle decisioni sinodali. Informato da Settimo, vescovo di Altino, della persistenza di questo movimento nella regione di Aquileia, L. scrisse al metropolita di questa città ordinandogli una maggiore vigilanza e indicandogli le misure da adottare (ep. 71-4. Il problema tuttavia assunse il significato di richiamare l'attenzione sulla peculiarità e singolarità della fonte dell'autorità ecclesiastica e segnò un avanzamento nella concezione ecclesiologica della Sede romana. P. Galtier, Saint Cyrille d'Alexandrie et Saint Léon le Grand à Chalcédoine, in Das Konzil von Chalkedon. Ammonì i vescovi dell'Illirico a sottomettersi ad Anastasio (ep. Mathisen, Ecclesiastical Factionalism and Religious Controversy in Fifth-Century Gaul, Washington 1989. 160), ai chierici e ai diaconi costantinopolitani (ep. A sua volta, l'oggi liturgico è in relazione con il "sacramentum" originario e culminante della memoria che rende presente e prolunga nella storia il mistero pasquale di Cristo, edificando il suo corpo mistico fino al compimento. Apostasia Palästinas, "Klio", 70, 1988, pp. 127-40. 113 di Teodoreto). Un'altra iscrizione attesta l'intervento voluto da L. per la riattivazione della fontana posta al centro dell'atrio (ibid., nr. I sermoni di L. testimoniano il processo di assorbimento del tempo civile nello schema dell'anno liturgico ormai definitivamente strutturato. 4148) che ha come motivo conduttore la vicenda della traslazione. Leone era vestito di pelliccia e di un cappello anch'esso di pelliccia di forma conica, per coprirsi dal freddo. A. Chavasse, Le sermon III de saint Léon et la date de la célébration des Quatre-Temps de septembre, "Revue des Sciences Religieuses", 44, 1970, pp. Lang, Anklänge an liturgische Texte in Epiphaniesermonen Leos des Grossen, "Sacris Erudiri", 10, 1958, pp. L'intervento del pontefice al Vaticano e sulla basilica Ostiense è documentato comunque dalle iscrizioni musive situate rispettivamente sulla facciata (Inscriptiones Christianae urbis Romae. - Imperatore romano d'Occidente (m. Roma 465); creatura di Ricimero, che lo fece (461) imperatore a Ravenna; ebbe il riconoscimento della sua dignità dal senato, ma non dall'imperatore d'Oriente, Leone. Nel suo insieme, la formula, oltre la tradizione dei concili generali precedenti, recepisce termini della formula di unione del 433 nella quale aveva avuto parte importante Teodoreto; tiene accuratamente conto di sfumature cirilliane e accoglie espressioni del Tomus di Leone. Murphy, The Sermons of Pope Leo the Great: Content and Style, in Preaching in the Patristic Age: Studies in Honor of Walter J. Burghardt, a cura di D.G. Proclamato ... Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati. Si svolse pertanto un processo nei confronti dell'archimandrita, il quale solo nell'ultima delle sette sessioni (dal 12 al 22 novembre) fece la sua apparizione, ma si rifiutò di sottoscrivere una formula approvata dal sinodo alla ricerca di una mediazione. Ucciso Aspar (471), morto Leone I (474) e ... Antèmio Procòpio (lat. 70-88). E. Dekkers, Autour de l'oeuvre liturgique de s. Léon le Grand, "Sacris Erudiri", 10, 1958, pp. A Costantinopoli, l'imperatore Marciano dopo la morte di Petronio Massimo, di cui non aveva riconosciuto il breve regno, si considerò imperatore unico, ma non ebbe alcuna possibilità di ostacolare Genserico nella conquista degli ultimi baluardi romani in Africa. Null'altro si sa della famiglia e del luogo di nascita; né può esserne fissata con esattezza la data. Su tutto, costantemente, domina la visione ecclesiologica dell'appartenenza della Chiesa al tempo definitivo della storia, che è il tempo stesso della realizzazione del disegno salvifico di Dio, il tempo della vittoria di Cristo e della missione della Chiesa per tutte le genti. Nel suburbio della città è da porre l'edificazione di una basilica dedicata al martire papa Cornelio, "iuxta cymiterium Calisti", sulla via Appia. C. Nardi, Lingua e stile dei sermoni, ibid., pp. R. Markus, La fine della cristianità antica, Roma 1996, pp. 35-122. Il papa si mostra decisamente contrario a questa situazione, lamenta una certa debolezza nell'atteggiamento del patriarca Anatolio e scongiura l'imperatore di essere severo con gli usurpatori del seggio di Alessandria. 2. 218-301. Dai sermoni è possibile rilevare alcuni problemi della società che viveva nella Roma contemporanea. Analyse des Tomus an den Patriarchen Flavian, Freiburg-Basel-Wien 1982 (Freiburgische Theologische Studien, 122). Papa Leone I, detto Magno (papa dal 440 al 461), affermò la centralità del ruolo del vescovo di Roma nelle vicende della cristianità. Leóne I imperatore d'Oriente. […]. 5-33. 5-119; 27, 1984, pp. C. Callewaert, Saint Léon le Grand et les textes du Léonien, "Sacris Erudiri", 1, 1948, pp. Anche all'imperatore dice di non avere sufficiente chiarezza sull'accaduto e che l'appello ricevuto da Eutiche è piuttosto sommario e tocca solo alcuni dei punti in questione. Liturgica, Second Century, Alexandria Before Nicaea, Athanasius and Arian Controversy, a cura di E.A. Quando i dodici apostoli, dopo aver ricevuto dallo Spirito Santo il dono delle lingue [cfr. Magister militum dell'imperatore Leone I, nel 457 fu acclamato imperatore d'Occidente dall'esercito a Ravenna e fu riconosciuto dal senato, ma non dall'imperatore Leone. 1-17. I procedimenti di L. nell'affrontare il problema dimostrano non solo la sua determinazione, ma anche il prestigio e la forza della comunità ecclesiale e del suo vescovo, in grado ormai di porre in atto al suo interno, senza il supporto dell'autorità imperiale, un processo di rifiuto, condanna e depotenziamento. Per un quadro completo e aggiornato delle edizioni è comunque indispensabile ricorrere alla terza edizione della Clavis Patrum Latinorum, a cura di E. Dekkers, Steenbrugis 1995³, pp. 105-106). La sepoltura fu corredata di un nuovo epitaffio (Inscriptiones Christianae urbis Romae. 7-42. 71-100. 13-94. F. König, S. Leone Magno dottore dell'unità della Chiesa, "Angelicum", 39, 1962, pp. - Imperatore romano d'Occidente (m. Roma 465); creatura di Ricimero, che lo fece (461) imperatore a Ravenna; ebbe il riconoscimento della sua dignità dal senato, ma non dall'imperatore d'Oriente, Leone. 51-3. Tu portavi nella roccaforte romana il trofeo della croce di Cristo; in quel segno, per disposizione divina, ti precedevano l'onore del potere ricevuto e la gloria della passione. Il 13 ottobre 449, a nome del sinodo romano che si era tenuto dal 29 settembre al 13 ottobre, egli scrisse contemporaneamente all'imperatore, alla sorella di lui Pulcheria, a Flaviano, al clero e al popolo di Costantinopoli, a quattro importanti archimandriti (epp. XXIII-XXXII (ripubblicato in Id., Scritti minori, I, ivi-Parigi-Tournai-New York 1959, pp. Una traduzione delle lettere e dei sermoni apparve nel quinto volume delle opere di F. Liverani, pubblicato a Macerata nel 1859. M. Simonetti, Esegesi e dottrina, ibid., pp. 151-70. Erano venute delineandosi due diverse visioni: l'orientale, secondo cui l'ordine di prestigio delle Chiese doveva essere regolato in base al grado civile delle città episcopali, e quella del papa legata al principio dell'origine apostolica. 479-93. 161). 250-90. La composizione ricorda in dettaglio i lavori fatti eseguire dall'"antistes Christi" - papa L. - per restituire l'edificio al popolo di Dio (la "plebs sancta") e al culto consueto ("solita officia") del "beatus doctor mundi" (Paolo); gli ultimi quattro versi sono riservati alla riconoscente lode per la devota e vigile attività ("fidelis atque pervigil labor") dei due ecclesiastici imprenditori, il presbitero Felice e il protodiacono della sede apostolica Adeodato cui fu affidata l'esecuzione dei lavori: l'uno e l'altro, come concreto segno di gratitudine, ebbero il privilegio di essere sepolti nella stessa basilica paolina, nel 471 (ibid., nr. Del rovescio in Costantinopoli si fece ricadere la colpa sull'ariano Aspar, che fu accusato di essere stato in segreti rapporti col re dei Vandali, e di ciò trasse profitto L. per mandare a morte il potente ministro, la cui tutela gli era diventata troppo pesante. Nova series, VI, a cura di G.B. A Roma, all'epoca, era disponibile una copiosa, ma tendenziosa documentazione su Nestorio, inviata da Cirillo di Alessandria a papa Celestino, e anche lettere e sermoni che Nestorio stesso aveva inviato al papa. - Imperatore romano d'Occidente dal 467 al 472. Anton, Kaiserliches Selbstverständnis in der Religionsgesetzgebung der Spätantike und päpstliche Herrschaftsinterpretation im 5. Si ricorda dapprima la sua deposizione nell'atrio della basilica petrina: L. è denominato "ianitor arcis", custode cioè del luogo in cui, proprio a partire da Leone Magno (v. 1: "huius apostolici primum [...]"), furono collocate le spoglie dei papi. della seconda edizione tedesca: Id., Gesù il Cristo nella fede della Chiesa, I, 1-2, Dall'età apostolica al concilio di Calcedonia [451], a cura di E. Norelli-S. Olivieri, Brescia 1982 [Biblioteca teologica, 18-19], t. 2, pp. Ogni anno, il 29 settembre, L. celebrò l'anniversario riunendo il sinodo romano e pronunciando discorsi intitolati In natale eiusdem dalla tradizione manoscritta che ne conserva quattro oltre il primo. s.le m. Procopius Anthemius). Ciò avvenne a livello ufficiale, nel senso che la Chiesa istituzionale si fece tramite tra i cristiani più ricchi e i poveri, sia organizzando in proprio forme di aiuto, sia incentivando in tutti i modi la spiritualità della carità. Ead., La predicazione di Leone Magno a Roma, in La comunità cristiana a Roma, a cura di P. Siniscalco, Roma 1999. di Elena Cavalcanti - B. Studer, Consubstantialis Patri-consubstantialis Matri, une anthithèse christologique chez Léon le Grand, "Revue des Études Augustiniennes", 18, 1972, pp. sermone 23, 2]. R. Dolle, Les sermons en double édition de S. Léon le Grand, "Recherches de Théologie Ancienne et Médiévale", 45, 1978, pp. La città di Volterra e un piccolo centro, Pierle, nel Cortonese, se ne sono attribuiti lungo i secoli la tradizione dei natali. Festschrift für Heinrich Stirnimann, a cura di J. Brantschen-P. Selvatico, Freiburg 1980, pp. 557-78. Inviò lettere dappertutto. È il tema sapienziale del libro dell'Ecclesiaste: "C'è un tempo per piangere e un tempo per gioire" (Ecclesiaste 3, 4) che L. riecheggia quando sottolinea la gioia del Natale o il significato dell'austerità quaresimale. E conclude solennemente: "La fede cattolica accoglie i due aspetti ed entrambi difende poiché crede che il Figlio di Dio è uno solo, uomo e Verbo secondo quanto è proprio della sostanza divina e della sostanza umana" (sermone 64, 4 corrispondente a Tomus II, 6 ). Imperatore d’Oriente (n. 411 ca.-m. 474). W. Ullmann, Leo I and the Theme of Papal Primacy, "The Journal of Theological Studies", 11, 1960, pp. Appaiono da queste lettere la reiterata avversione di papa L. all'idea di nuove dispute e il suo atteggiamento progressivamente confermato riguardo all'immutabilità delle decisioni del concilio calcedonese. 239-54. 263-82. 85-94. Giovanni 10, 30], e senza la verità della carne, non avrebbe detto pure che il Padre è più grande di lui [cfr. A questi il papa chiede chiarimenti, dicendo di non aver compreso bene, dalla documentazione inviata da Eutiche, il criterio seguito nella condanna, e di esigere che tutto sia portato a conoscenza per potere obiettivamente appurare i fatti senza pregiudizio di nessuna delle parti. Nel 456, il generale Ricimero, fermò un nuovo tentativo di invasione dell'Italia da parte dei Vandali e, il 18 ottobre, depose Avito facendogli succedere, dopo alcuni mesi di interregno, Maggioriano che però venne anche lui deposto e messo a morte da Ricimero nell'agosto 461. Secoli IV e V, Torino 1995 (Strumenti della Corona Patrum, 4), pp. La guerra contro i Vandali, intrapresa con forze imponenti, ebbe un esito infelice. 149; 150). I sermoni 6-11 di L., dei primi cinque anni di pontificato salvo l'ultimo di datazione incerta, mostrano come, in corrispondenza di quella celebrazione pagana, era stata già da tempo avviata la tradizione di una raccolta a favore dei poveri. Dictionnaire de théologie catholique, IX, Paris 1926, s.v., coll. Pertanto fu dichiarato eretico e venne scomunicato. Matteo 14, 30]. Il 16 luglio 450 L. inviò una sua delegazione con il compito di condurre negoziati diretti. 171-214. Emblematici sono alcuni passi della sezione del Tomus nella quale vengono redazionalmente composti brani dei sermoni appena citati: "Salve le proprietà specifiche dell'una e dell'altra natura [salva igitur proprietate utriusque naturae], che vennero a confluire in una persona, dalla maestà fu assunta l'umiltà, dalla potenza la debolezza, dall'eternità la mortalità, e per distruggere il debito gravante sulla nostra condizione, la natura inviolabile fu unita alla natura passibile. (lat. L'aspetto più rilevante è quello del lungo brano del sermone 64, 3-4 che corrisponde quasi integralmente ai paragrafi 4-6 del Tomus: viene sviluppato il tema dell'effusione del sangue di Cristo, preziosa per il "riscatto della moltitudine di coloro che sono in schiavitù", sulla base di Efesini 5, 2 che riferisce a Cristo nella passione i termini di offerta e vittima sacrificale. F. Di Capua, Il ritmo prosaico nelle lettere dei papi e nei documenti della cancelleria romana dal IV al XIV secolo, pt. Già durante il concilio, subito dopo la sessione decisiva del 25 ottobre 451, era stato fatto circolare un documento da sottoscrivere che avrebbe dovuto, "in extremis", ridare vigore al fronte dell'opposizione: questo scritto, che avrebbe rappresentato una ritrattazione dei vescovi che lo avessero firmato dopo aver dato il proprio assenso alla formula conciliare, conteneva anatemi al concilio, a L., a Giovenale. Sul fronte romano, Marciano cercava approvazione e sostegno da parte di L., presentandosi con i frutti del successo di cui aveva partecipato l'autore del Tomus, e come promotore e difensore dell'unità della fede cattolica. 61-71. F. Hofmann, Der Kampf der Päpste um Konzil und Dogma von Chalkedon von Leo dem Grossen bis Hormisdas (451-519), ibid., II, Entscheidung um Chalkedon, a cura di A. Grillmeier-H. Bacht, ivi 1953, pp. La sede doveva essere Nicea, ma fu poi trasferito per volere dell'imperatore a Calcedonia, più vicina alla capitale, e si inaugurò l'8 ottobre nella chiesa di S. Eufemia alla presenza di cinquecento vescovi e alcuni rappresentanti dell'imperatore. K. Silva-Tarouca, Nuovi studi sulle antiche lettere dei Papi. 640-44; B. Studer, Personalità e attività storico-letteraria di Leone Magno, in I sermoni di Leone Magno fra storia e teologia, a cura di M. Naldini, Fiesole 1997 (Biblioteca Patristica, 30), pp. B. Studer, Leone Magno, in Patrologia, III, a cura di A. Infine, senza la potenza del Verbo, il Signore non si sarebbe dichiarato uguale al Padre [cfr. 5), ma al vescovo di Tessalonica vennero ben delineati i limiti della sua autorità e le regole da osservare per la convocazione e lo svolgimento dei sinodi (epp. Quanto alle questioni di fede, i rappresentanti dell'imperatore chiesero che si giungesse a un chiarimento mediante la messa a punto di una nuova formula di fede. La prima traduzione italiana dei sermoni, dovuta a Filippo di Bartolomeo Corsini, fu pubblicata a Firenze già nel 1485. Il potere era in mano del potente "magister militum" Flavio Ardabur Aspar, da cui fu scelto come imperatore Leone il Trace, il quale venne incoronato dal patriarca Anatolio. Bury, A history of the later Roman Empire from the Death of Theodosius I to the Death of Justinian, I, Londra 1923, p. 315 segg. Essi erano ridotti pertanto a condizione di clandestinità; ma probabilmente si mescolavano al popolo cristiano nelle assemblee liturgiche. 1 Pietro 2, 9], per la presenza in te della sacra sede di Pietro, la capitale del mondo e di esercitare un ruolo di governo più ampio per la divina religione che per il dominio terreno" (sermone 82, 1). G. Hudon, La perfection chrétienne d'après les sermons de saint Léon, Paris 1959 (Lex Orandi, 26). 31, 4) ha fatto talvolta ipotizzare che fosse romano di nascita; ma il contesto si riferisce alla Sede apostolica e in quanto tale L. considera Roma sua patria. Senza la potenza del Verbo, la voce del Padre non avrebbe detto dal cielo: 'Questi è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto' [Matteo 3, 17], e senza la verità della carne, egli non avrebbe avuto bisogno di cibo quando era affamato né di sonno quando era affaticato. Ai 12 anatematismi ... Nella Chiesa cattolica, suprema istituzione che esercita le funzioni di governo, dottrina e culto trasmesse da Gesù Cristo all'apostolo Pietro e ai suoi successori, quali suoi vicari. ; J. In una lettera di poco posteriore (ep. Sieger, Visual Metaphor as Theology: Leo the Great's Sermons on the Incarnation and the Arch Mosaics at S. Maria Maggiore, "Gesta", 26, 1987, pp. Di ciò che invece vi fu immesso dal demonio ingannatore, e dall'uomo ingannato fu accolto, non esisteva alcuna traccia nel Salvatore: non bisogna pensare che egli, per il fatto che volle condividere le nostre debolezze, partecipasse anche alle nostre colpe. Una lettera di L. del 1° giugno 448, in risposta a Eutiche, indica che questi si era rivolto al papa. Contributo alla comprensione storica del mito di Attila, in Attila Flagellum Dei?, pp. I sermoni 64 e 65, della domenica delle Palme dell'anno 453 e del mercoledì successivo, sono quelli particolarmente ripresi nel Tomus II. Forse discendenti dei Hiungnu, popolazione mongolica ... (lat. Imperatore d’Oriente (n. 411 ca.-m. 474). Per influsso dei calendari gallicani, nel XII secolo la festa fu spostata all'11 aprile; dal 1971 la memoria liturgica si celebra il 10 novembre, giorno della morte, secondo il Martyrologium Hieronymianum e secondo il calendario di s. Willibrordo (inizi dell'VIII secolo). Edizioni successive parziali delle lettere sono soprattutto quelle a cura di E. Schwartz negli Acta Conciliorum Oecumenicorum, II, 4, Berlin-Leipzig 1932, e di K. Silva-Tarouca nella serie "Textus et Documenta" 9, 15, 20, 22, Romae 1932-37. Secondo il Liber Pontificalis Leone nacque in Toscana, forse a Volterra in una data ignota; il Taglieschi nei sui Annali della terra d'Anghiari lo accredita come cittadino della villa di San Leo, contado d'Anghiari. Sussidi, 4], pp. Tale accostamento, in senso antiariano, è abbondantemente ricorrente in Agostino (cfr. G. Hudon, Le concept d''assumptio' dans l'ecclésiologie de Léon le Grand, in Studia patristica, XVIII, Papers of the 9th International Conference on Patristic Studies. A. Cameron, Christianity and the Rethoric of Empire. M.-B. 89-98). I riferimenti a festività o a espressioni della religiosità pagana non sono numerosi: in un sermone natalizio riferisce che non manca chi presta ancora culto al sole, e che anche alcuni cristiani, entrando nella basilica di S. Pietro, si volgono verso oriente inchinandosi (sermone 27, 4); in un altro sermone natalizio vi è un'allusione agli auspici ("vota") per il nuovo anno (sermone 5, 1); dei "ludi Apollinares", sui quali si ritornerà più avanti, parla come di una tradizione passata (sermone 9, 3) sostituita da tempo dalla celebrazione del giorno d'inizio della raccolta di offerte destinate ai poveri. Apparteneva a un'oscura famiglia e, prima che imperatore, fu soldato e ricoprì la carica di tribuno militare. 43; 44; 49; 50; 51). Il papa gli rispose con la lettera (ep. F. Winkelmann, Papst Leo I. und die sog. A. Lauras, Saint Léon le Grand et le manichéisme romain, in Studia patristica, XI, Papers Presented to the Fifth International Conference on Patristic Studies Held in Oxford, II, Classica, Philosophica et Ethica, Theologica, Augustiniana, a cura di F.L. Atti degli apostoli 2, 4], cominciarono la loro missione per educare il mondo al vangelo e a questo scopo si divisero il mondo in settori, ecco che san Pietro, come capo dell'ordine apostolico [apostolici ordinis princeps], viene destinato alla capitale dell'impero romano affinché la luce della verità che si rivelava per la salvezza di tutte le genti più efficacemente si diffondesse dal capo a tutto il corpo del mondo. Tra i prigionieri vi furono anche l'imperatrice Eudossia e le sue due figlie, Eudossia e Placidia. Chi, in Internet e in particolare nei siti di relazione sociale, si esprime in modo aggressivo e violento, non di rado ricorrendo a offese, insulti, minacce, di solito approfittando dell’anonimato, mentre nella vita reale... leóne (ant. Il generale Aspar, che rimase a capo dell'esercito fino al 471 quando venne assassinato, era già influente sotto Marciano, ma presso l'imperatore Leone da lui messo in trono, influì sempre più in senso anticalcedoniano. Alla morte di Leone II, a causa di una malattia, nello stesso anno (474) gli succede sul trono di Costantinopoli il padre Tarasis (Zenone). Ai sermoni 64, 4 e 65, 1 è improntato il tratto finale del paragrafo 6 del Tomus, sulla qualità delle azioni di Cristo, che manifestano la natura umana e la natura divina nell'unità della persona: l'intento di L. è ribadire che la salvezza si realizza per mezzo della reale e piena unione in Cristo di due principi di attività che corrispondono alle due nature. H.O. Silvagni, Romae-In Civitate Vaticana 1935, nr. 1-27. Non sono noti i primi rapporti del nuovo imperatore con papa L., poiché l'epistolario non conserva lettere tra il 13 marzo 455 e il 1° giugno 457. Colpiti da misure imperiali sin dai tempi di Diocleziano, erano stati condannati da una costituzione di Valentiniano II e Teodosio I nel 389, al tempo di papa Siricio, di cui il Liber pontificalis dice che ne aveva fatto esiliare un certo numero. R.W. L. ne venne a conoscenza e ne parlò al patriarca Anatolio nella lettera 157 del 1° dicembre 457, sollecitandone l'attenzione a riguardo. Ciò è da intendere come un ruolo di prestigio nel diaconato romano: Gennadio, De viris illustribus 62, dà a L. il titolo di arcidiacono della Chiesa di Roma. L'immediato contesto del sermone 54, 2, a cui attinge il Tomus, fa esplicito riferimento alla libera volontà del Figlio dell'uomo che è "venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (cfr. B. n La figlia Ariadne sposò Zenone, da cui ebbe Leone II, e poi Anastasio I. Altri risultati per Leóne I imperatore d'Oriente. L'ultima fase del concilio, oltre che della riabilitazione di Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa, condannati a Efeso nel 449, si occupò di alcuni problemi riguardanti i rapporti tra i patriarcati d'Oriente. 65-96. Reihe XV., 51). G. Rieux, Le temps du salut chez saint Léon, "Bulletin de Littérature Ecclésiastique", 94, 1993, pp. L. fu un convinto fautore della confessione calcedonese che cercò di far trionfare in tutto l'impero, suscitando un vivo fermento nei centri monofisiti della Siria e dell'Egitto. Luca 19, 10). À propos d'une correction du Pape par lui-même, in De Tertullien aux Mozarabes, I, Antiquité tardive et christianisme ancien (IIIe-VIe siècles). Procopius Anthemius). Secondo il Liber pontificalis, si deve inoltre all'iniziativa di L. l'istituzione dei "cubicularii" i quali, scelti tra il clero, erano delegati in particolare alla custodia dei sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo. M. Pellegrino, La Dottrina del Corpo Mistico in San Leone Magno (nota pastorale), "La Scuola Cattolica", 67, 1939, pp. Le ultime lettere conservate di papa L. sono dell'estate 460 (epp. La dottrina di Eutiche, maturata negli anni dell'antinestoriano patriarca Proclo e dell'archimandrita Dalmazio, difensore di Cirillo, accentuò l'intento di salvaguardare l'unità di Cristo fino al punto da intendere l'umanità assunta dal Salvatore così permeata dalla divinità da divenire unica e diversa da quella degli altri esseri umani. Pertanto colui che rimanendo nella condizione di Dio fece l'uomo, nella condizione di schiavo si fece uomo [qui in forma Dei fecit hominem, in forma servi factus est homo]. Nel sermone 83, del 29 giugno 443, L. fissa la dottrina romana del primato basato sulla confessione di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Matteo 16, 16), e sulla risposta di Gesù che lo pone a fondamento della Chiesa: "Tale professione sfugge ai vincoli stessi della morte. Il vescovo Eusebio di Dorileo, che a suo tempo era stato il primo accusatore di Nestorio, presentò un "libellus", cioè una denuncia scritta, contro Eutiche accusandolo di eresia. A Roma, morto l'imperatore Onorio, il regno era passato al nipote Valentiniano III (424-455), figlio sedicenne della sorella dell'imperatore defunto, Galla Placidia, la quale ebbe, per alcuni anni, il ruolo di reggente. R. Krautheimer-S. Corbett-A. Anche la lunga lettera 124, importante testo dottrinale diretto ai monaci palestinesi, cui rimprovera le violenze, manifesta che il suo scopo principale è quello di assumere direttamente il compito dell'insegnamento e dell'indirizzo dottrinale. Seguì quella di G. Foresto da Brescia, stampata a Venezia nel 1547. Der Bischof von Rom und die Synoden von Ephesus (449) und Chalkedon, ivi 1982 (Konfessionskundliche und kontroverstheologische Studien, 45). (spreg., iron.) A loro volta i metropoliti dovevano convocare i loro suffraganei per chiederne il parere sulla validità delle decisioni del concilio di Calcedonia e sulla legittimità di Timoteo come vescovo di Alessandria. Del resto anche le lettere sono espressione dell'attività di L. legata principalmente alla vita della Chiesa e al ruolo del vescovo di Roma; ma la predicazione è la fonte per le lettere dottrinali particolarmente importanti quali i due Tomi. Jahrhundert, "Zeitschrift für Kirchengeschichte", 88, 1977, pp. I rappresentanti del papa erano i vescovi Pascasino, Lucenzio, Giuliano e i presbiteri Bonifacio e Basilio. A. Arens, Die christologische Sprache Leos des Grossen. E ancora: "In questo momento in cui viene espressa la stessa grandezza di quelle realtà, dalla ricorrenza dei giorni sacri e dalle pagine del vangelo fedeli alla realtà dei fatti, […] la Pasqua del Signore non sia ricordata come un evento passato, ma sia celebrata come una realtà presente" (sermone 64, 1 della domenica delle Palme del 453).
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